E' stato il dottor Charles Miller, professore della Cleveland Clinic, in Ohio, struttura presso la quale
il già leader dei Velvet Underground si sottopose a un trapianto di fegato la scorsa primavera, a fare luce sulle ultime ore di
Lou Reed, morto nella mattina (orario della east coast americana) di ieri all'età di 71 anni. Secondo quanto riferito dal medico al New York Times, il cantante, autore e chitarrista si è spento nella sua abitazione di Amagansett, a Long Island, New York. Sebbene secondo il suo agente letterario, Andrew Wylie, le condizioni dell'artista fossero "non buone da ormai qualche settimana", lo stesso Miller ha rivelato come la voce di "Sweet Jane" e "Walk on the wild side" abbia "lottato fino alla fine, non rinunciando ai suoi esercizi di Tai Chi fino a un'ora prima della morte, e cercando di rimanere abbastanza in forze per continuare a combattere".
Stando infatti a quanto rivelato da Miller, la patologia di Reed non era più curabile, ma ormai in stadio terminale: "E' morto in pace, circondato dai suoi cari", ha dichiarato il dottore, precisando di aver dimesso il suo paziente una volta appurata l'impossibilità di procedere nelle terapie con profitto, "Abbiamo fatto tutto quello che abbiamo potuto. Alla fine, lui ha proprio voluto tornare a casa".
Di certo, Reed rimase attivo fino alla fine: esattamente 24 ore fa, nel primo mattino di ieri (ora di New York), l'artista aveva lanciato il suo ultimo tweet con la foto che riportiamo qui sopra, correndandola con la sola didascalia "The door", "la porta".