E' morto la scorsa domenica a sessantanove anni nel Regno Unito in circostanze ancora non del tutto chiarite - i primi lanci d'agenzia parlano di un decesso "durante un viaggio alla volta di un matrimonio di familiari" -
Jackie Lomax, prima esponente del Merseybeat britannico poi cantautore solista professionalmente vicino a pilastri della scena d'oltremanica come
Beatles e
Eric Clapton.
Negli anni Sessanta in forze negli Undertakers, l'artista - che, per mezzo del suo gruppo, condivideva con i Fab Four il management di Brian Epstein - finì a debuttare come solista proprio con la Apple Records, con la quale nel '69 diede alle stampe il suo primo album "Is this what you want?": nonostante la produzione di George Harrison e i cameo di - tra gli altri - Eric Clapton, Paul McCartney e Ringo Starr, il disco non si spinse oltre la centoquarantacinquesima posizione nelle chart americane. Un possibile riscatto, Lomax, lo mancò con il suo secondo lavoro, "Home is in my head", che non riuscì a guadagnare l'attenzione del grande pubblico marchiandolo così irrimediabilmente con le insegne del minore: affatto demoralizzato, l'artista rimase attivo come musicista fino ai tempi recenti. Trasferitosi negli Stati Uniti all'inizio degli anni Ottanta, Lomax militò come chitarrista nei Tea Bags, band losangelina composta da musicisti britannici come Ian Wallace, Kim Gardner, Mick Taylor, Brian Auger, Terry Reid, Peter Banks, Graham Bell e David Mansfield, per poi passare a fare il musicista live aggiunto come bassista per le rimpatriate di - tra gli altri - Drifters, Diamonds e Coasters. Il suo ultimo lavoro sulla lunga distanza da solista, "The ballad of Liverpool Slim", risale al 2001.