Pubblicato: 02-04-2012

Ting Tings, 'Sounds from Nowheresville': 'Un disco libero e liberatorio'


Ting Tings, 'Sounds from Nowheresville': 'Un disco libero e liberatorio'

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"Avevamo sicuramente bisogno di isolarci per registrare questo album, di evadere dal caos che ci circondava. Abbiamo viaggiato moltissimo, siamo stati negli USA, in Germania, in Spagna e 'Sounds from Nowheresville' racchiude tutto l'insieme di sonorità che siamo riusciti a catturare e fare nostre durante quel periodo di transizione. 'Nowhersville' è un non luogo che vuole rappresentare anche la nostra attitudine musicale: non siamo una indie band, non siamo una pop band, non facciamo propriamente dance. Siamo solo noi stessi, i Ting Tings". Inizia così la nostra piacevolissima chiacchierata con Katie White, voce femminile e frontwoman, accanto al batterista Jules De Martino, della band di Manchester che ha esordito nel 2008 con l'acclamatissimo "We started nothing", album che ha regalato "fortune & fame" al duo. Ora, arriva la seconda fatica in studio dei Ting Tings, intitolata "Sounds from Nowheresville", disco che ha messo alla prova i due musicisti. Come succede nella maggior parte dei casi, dopo un primo lavoro sensazionale, la pressione personale ed altrui si fa sentire, creando situazioni stressanti ma anche spunti di riflessione per prendere poi le decisioni giuste. Katie ci racconta, da principio, come è nato il concept del nuovo disco: "Questo lavoro nasce con l'idea di non essere un vero e proprio album ma una sorta di playlist, o meglio di mixtape, composto da canzoni davvero diverse tra loro. Volevamo creare dei brani che fossero totalmente differenti da quelli proposti nel primo disco, pensavamo a dei pezzi forti, con un'anima più 'heavy'. Ci piaceva il concetto di poter passare da una canzone hard stile AC/DC ad una traccia pop modi Spice Girls. Non nascondo che abbiamo avuto parecchie difficoltà: la pressione che esercita un secondo disco dopo un esordio molto apprezzato è davvero tanta, e tende a volerti sopraffare. Ci siamo presi i nostri tempi e i nostri spazi, abbiamo viaggiato per circa due anni e mezzo visitando luoghi splendidi, siamo stati davvero fortunati a poter fare questa esperienza. Penso che il punto focale sia questo: non siamo mai stati una pop band, ma siamo diventati talmente popolari da venire accostati a questa definizione, suscitando interesse nel music business; così siamo stati messi sotto pressione per un nuovo lavoro che doveva uscire a breve, ci abbiamo provato, gettando poi via tutto, ci siamo rifugiati in un posto tranquillo e il cerchio ha potuto cominciare a chiudersi. Avevamo bisogno di ritrovare la nostra essenza coma band. Volevamo tornare a girare i nostri video, a registrare brani che ci facessero sentire bene, così dopo aver girato tanto, siamo riusciti a trovare un ambiente ideale per poter essere liberi di creare per conto nostro. Dopo questo lungo periodo, fatto di tentativi e di inizi di brani che non ci convincevano, abbiamo ingranato la quarta e tutto ha cominciato a combaciare di nuovo perfettamente", racconta la cantante. "Avevamo iniziato un disco poco dopo esserci trasferiti a Berlino", prosegue Katie, "avevamo composto nove pezzi ma non eravamo convinti, anche se attorno a noi tutti ci dicevano che il risultato era davvero buono. Desideravamo una cosa che fosse nostra al cento per cento. Quando sei alle prese con un secondo disco, devi ascoltare almeno venti opinioni di venti persone diverse. Noi volevamo solo essere sicuri della nostra opinione e che i brani fossero buoni per noi. Così siamo fuggiti in Spagna, in modo tale da poterci isolare per scrivere e registrare. E le cose hanno funzionato a meraviglia". Parliamo con la frontwoman dei Ting Tings di libertà e sperimentazione, due caratteristiche si ritrovano in "Sounds from Nowheresville": "Ci siamo messi davvero in gioco con i brani di questo nuovo lavoro. Io e Jules siamo stati ispirati da suoni che ci hanno sempre affascinato e abbiamo cercato di renderli nostri. Non volevamo realizzare un lavoro-fotocopia dei nostri brani precedenti, non siamo una band ci cinque ragazzi con la chitarra. Certo, flirtiamo con l'electro ma aggiungendo componenti nuove. I cambiamenti sono salutari sia per un individuo che per un musicista. Volendo che tutto fosse completamente nostro, abbiamo deciso di affidarci per la copertina dell'album non alla casa discografica ma a giovani disegnatori, entusiasti e liberi quanto noi, dandogli carta bianca sull'interpretazione dei Ting Tings. Abbiamo girato varie scuole d'arte inglesi, proponendo la nostra musica ed esortando gli artisti a disegnare cosa gli suscitavamo. Ebbene, abbiamo trovato questo disegnatore eccezionale, Milan Abad, che ci ha realizzato questa cover stupenda, rappresentandoci sotto forma di scheletri vestiti. Ho un cappellino pazzesco nella copertina. E' bello poter aiutare gli artisti in erba e siamo stati davvero contenti di ogni proposta che ci è arrivata", ha raccontato Katie. "'Songs from Nowheresville' racchiude sul serio tutto ciò che ci piace, melodie pop come 'Day to day', uno dei miei pezzi preferiti, un mix tra le Spice e le mie adoratissime TLC, delle quali amo pazzamente le melodie. Volevamo qualcosa che si avvicinasse ai loro pezzi, perchè non provarci? Ci sono brani 'minimalisti' come 'Help', costruiti su una sola frasi e canzoni tanto sentite come 'Hit me down Sonny', un pezzo ispirato dall'industria musicale e dalla nostra frustrazione dovuta alla pressione subita. Ci siamo permessi di tutto e di più", spiega la musicista. Chiediamo a Katie se lei e Jules hanno in programma dei live prossimamente: "Dunque, saremo impegnati in una serie di date in Inghilterra, poi suoneremo a Parigi, in Giappone, negli USA e in Sud America. Torneremo in Europa in estate per una serie di festival. Speriamo di poter venire anche in Italia, ci stiamo lavorando. Sul palco sono abbastanza tranquilla, forse anche un po' timida, di certo non somiglio alla ragazza che urla in 'There's no my name'. L'imbarazzo più grande l'ho provato durante il mio primo live: avevo quindici anni e cantavo in un club frequentato da adolescenti. Andava tutto bene finché la musica si è stoppata e non ne voleva sapere di ripartire. Io ero in preda al panico e nel frattempo, alcuni ragazzi avevo iniziato ad intonare cori esortandomi a fargli vedere le tette! Che vergogna! Il primo concerto che ho visto, invece, è stato quello dei Take That, ero innamoratissima di Mark Owen e del suo viso da angelo. Chi non era pazza dei Take That a tredici anni?", e scoppia in una risata. Prima di congedarci, rinnoviamo l'invito a Katie e Jules a venire presto in Italia, la cantante ringrazia e ci dice: "Ma lo sapete che i nonni paterni di Jules sono di Foggia? Ci impegneremo per venire da voi, promesso", conclude Katie.


(Articolo tratto dal sito: rockol.it del 05 mar 2012)







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